Cos’è questo libroChi è il RiscrittoreCom’è nato il libroLa copertinaL’editoreCuriosità

Cos’è questo libro:

Non è null’altro che la riscrittura integrale e fedele del bellissimo romanzo del Manzoni in italiano semplice, nell’italiano ordinario, quello stesso italiano che usiamo quotidianamente e che chiunque può comprendere.

Molti penseranno: Ma che bisogno c’era?

Parafrasando una battuta del Manzoni stesso, si può dire che: “non ce n’era nessun bisogno, oppure che ce n’era molto”.

Non ce n’era nessun bisogno per coloro che l’hanno letto per davvero, che magari riletto più d’una volta, che ne hanno goduto, che l’hanno apprezzato, a cui è piaciuto perché l’hanno potuto comprendere così com’è scritto nella versione originale.

Ce n’era molto invece per quei tanti che ne hanno letto solo alcuni passi, magari perché costretti a scuola e che l’hanno trovato difficile da comprendere. Che l’hanno dovuto studiare, vivisezionare, spezzettare, sminuzzare per forza, ma non l’hanno mai veramente letto nel suo insieme, che perciò non l’hanno potuto apprezzare e il ricordo che gli è rimasto è di una “gran palla”.

Ma il romanzo del Manzoni è ben lontano dall’essere una “gran palla”! È un bellissimo testo che va molto al di là della semplice storia dei due promessi sposi, che è ricco di molteplici sfaccettature e di personaggi trattati con intelligente, arguta e raffinata ironia.

Questa riscrittura dà la possibilità a tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, hanno avuto difficoltà con il testo originale, permettendo di divertirsi nel leggere questo bellissimo romanzo, senza bisogno di ricorrere continuamente alle note di spiegazione necessarie a comprendere un italiano che fu moderno a suo tempo, ma che per noi oggi è difficile da comprendere.

E se grazie a questa riscrittura, uno o due nuovi lettori si uniranno a quei venticinque che il Manzoni, scherzosamente, si augurava che si sarebbero interessati al suo libro, per me sarà un successo.

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Chi è il Riscrittore:

Prima di tutto è un nonno, di sette fantastici nipoti.

Poi, se è nonno, vuol dire che è anche genitore, infatti è padre di Serena, Enrico, Dario e Silvano. Nessuno di questi è più un ragazzino, ormai hanno ciascuno una propria vita autonoma e una propria famiglia.

Dopo di che il Riscrittore è anche maritato con una donna che lo sopporta da molti, molti anni e il cui nome è Agnese. Questa Agnese è una grande cuoca e cucina ottimi piatti nell’agriturismo per cui lavora.

Ciò premesso, è necessario chiarire che il Riscrittore non è un letterato. Nella sua vita lavorativa si è occupato essenzialmente di “cartoni animati”, attività a cui si è appassionato da ragazzino e che ha portato avanti professionalmente dal 1976 al 2018. In questo lungo periodo ha collaborato con lo studio di Bruno Bozzetto di Milano come animatore e direttore dell’animazione e poi, con La Lanterna Magica di Torino come regista dell’animazione dei due film che l’hanno resa famosa: “La Freccia Azzurra” e “La Gabbianella e il Gatto”. Ha anche prodotto e diretto con l’amico Giorgio Valentini e in collaborazione con Enanimation di Torino, due cicli della serie animata “Uffa che Pazienza” andata in onda su RAI2.

Se qualcuno però volesse sapere com’è che ‘sto Riscrittore è passato dai cartoni animati allo scrivere, o meglio, al riscrivere, deve cercare le ragioni nel vasto mondo dell’irragionevolezza.

Perché ha usato lo pseudonimo di Riscrittore?

È solo per una forma di pudore, ritenendo che non sarebbe stato corretto associare il nome di una formichina al grande nome di Alessandro Manzoni.

Però il Riscrittore un nome ce l’ha: si chiama Silvio Pautasso e vive a Saluzzo, nel bel borgo di Castellar, in provincia di Cuneo.

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Com’è nata questa riscrittura:

Nella primavera del 2021, stavo rovistando nella biblioteca di Dario, il figlio che oltre alla passione per la fotografia naturalistica, è un grande lettore. Dario, vedendomi prendere in mano una copia scolastica de “I Promessi Sposi” disse: “Leggilo che è bello”.

La cosa mi stupì non poco, perché Dario è molto critico su molti aspetti e non concede nulla a nessuno, perciò, il suo suggerimento andava preso sul serio e dovevo leggerlo per davvero. Così feci.

Anch’io come molti altri, ne avevo letto alcune parti ai tempi della scuola. Qualche pezzo, come il “Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci…” l’avevo perfino dovuto imparare a memoria, ma il libro per intero non l’avevo mai letto.

Diciamocelo pure, per noi che non abbiamo dimestichezza con l’italiano dell’800, non è una lettura facile e scorrevole. Col tempo molti di quei vocaboli sono andati persi, o si sono modificati, e noi non li conosciamo più. Inoltre, salvo che negli ultimi cinque o sei capitoli, il Manzoni ha uno stile di scrittura fatto di frasi sono molto complesse, di periodi molto lunghi, un tipo di scrittura oggi non più usato e noi, che non ci siamo abituati, facciamo molta fatica a comprenderla.

Arrivato che fui al fondo del libro, mi venne da pensare che un romanzo di quella portata, per i suoi contenuti che vanno ben oltre la semplice storia dei due promessi sposi e per l’arguta ironia con cui Manzoni tratta situazioni e personaggi, dovrebbe essere letto da tutti, ma che sarebbe stato bello poterlo leggere in una forma più scorrevole e facilmente comprensibile.

Fu così che senza rendermene conto, mi ritrovai che lo stavo riscrivendo.

Più d’una volta mi sono detto: “Ma cosa sto facendo? Che senso ha?”

Poi però, senza aspettare una risposta, ho continuato a riscrivere, come un perdigiorno qualsiasi si dedica a un’occupazione inutile.

Come detto più sopra, la scrittura del Manzoni negli ultimi cinque o sei capitoli, cambia e si semplifica: i periodi sono più brevi e perciò più chiari. Lì ho pensato veramente che stavo buttando il mio tempo, però ormai ero troppo avanti per tirarmi indietro e l’ho portato a termine. E poi dovevo considerare il libro nella sua interezza, mica solo i cinque o sei capitoli finali.

Così sono arrivato al termine della riscrittura.

Ma il compito più difficile è stato dare la caccia ai refusi e agli errori di battitura che in un testo non mancano mai. Quella è stata un’impresa ardua e frustrante perché, leggi e rileggi, di errori ne saltano sempre fuori. Sembrano folletti maligni e dispettosi che giocano a nascondino tra le righe per non farsi trovare (detto in confidenza, credo che ci sia anche una forma di lieve dislessia che non mi aiuta a vedere gli errori a colpo d’occhio…).

Diedi anche il testo da leggere a mio fratello Alberto, con il compito di segnalarmi gli errori. Poi, durante un viaggio di seimila chilometri in camper con mia moglie Agnese, intanto che io guidavo lei lo leggeva ad alta voce. Un modo per passare il tempo e andare a caccia di errori assieme. Anche mia sorella Lorena l’ha letto segnalandomene diversi.

Quando ho creduto che con l’aiuto di Alberto, Lorena e Agnese, finalmente avevo ripulito per bene il testo, ne ho dato un capitolo da leggere all’amica Tiziana che me ne ha segnalati altri, gettandomi nello sconforto.

Con tutta la pazienza e la concentrazione di cui potevo essere capace, ho riletto le mie settecentodiciotto pagine per la quarta volta, correggendo ancora e ancora.

Infine mi sono detto: “Basta, sia come sia lo pubblico, così com’è!”

E così ho fatto.

Adesso gli errori rimasti potete segnalarmeli voi, che la cosa non mi offende, anzi, l’apprezzo.

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Anche la copertina ha una sua storia:

Nel giugno 2021 andai a trovare una coppia di amici che vivono a Fano, Giorgio e Cinzia. Con Giorgio abbiamo lavorato una vita assieme nei “cartoni animati” e mi aveva invitato, appunto, in occasione di una mostra dei suoi lavori.

In quell’occasione Cinzia, che è una bravissima illustratrice, mi ha regalato un suo acquerello raffigurante le colline fanesi che circondano la loro bella casa posta su di un poggio.

Quando ho dovuto pensare alla realizzazione della copertina del libro, la prima idea fu quella di raffigurare un labirinto in cui Renzo e Lucia giravano senza trovarsi, mentre dal fondo due occhi malvagi, gli occhi di don Rodrigo, sbirciavano i due che si erano persi.

Provai a realizzare alcuni schizzi ma non fui soddisfatto.

Poi lo sguardo mi cadde sul dipinto di Cinzia, che vedete qui a lato e che si trova nello studio in cui lavoro: mi ispirò. Capii che poteva essere la base da cui partire per realizzare la copertina di cui avevo bisogno.

Telefonai a Cinzia e le chiesi di modificare quel suo dipinto, aggiungendovi alcuni elementi: Renzo e Lucia, la chiesa, il palazzotto di don Rodrigo e il lago, secondo uno schema che ha un suo significato simbolico preciso:

Renzo e Lucia camminano di malavoglia, ciascuno su una strada che va in una direzione diversa e non si sa se le due strade si congiungeranno.

La chiesa e il palazzotto di don Rodrigo creano una linea di divisione che separa le due strade e i due giovani.

Però gli sguardi dell’una e dell’altro, che rappresentano i loro pensieri, si cercano e formano una linea di congiunzione, di collegamento, un legame che la separazione fisica non può spezzare.

Cinzia è stata molto brava a realizzare la copertina e le sono molto grato.

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L’editore:

Decidere di pubblicare un libro oggi non è certamente facile: nessun editore rischia su nomi che, per un verso o per l’altro, non sono già famosi.

Io non sapevo (e non so) nulla di editoria, perciò pensai di fare un salto al Salone del Libro di Torino per cercare di capirci qualcosa in più. Sfogliando il programma, vidi che c’era una giornata di conferenze dedicate al self-publishing. La cosa mi incuriosì e ci andai con il preciso scopo di seguirle tutte o quasi.

Trovai la cosa interessante ed ebbi anche l’occasione di scambiare qualche parola con Alessandro, uno dei due fondatori di Youcanprint.

Insomma, io sono uno che per tutta la vita ha fatto self-tutto: i cartoni animati ho imparato a farli da autodidatta, ho sempre lavorato in proprio imparando a gestire qualsiasi cosa in autonomia. Negli anni ’80 fare un mestiere creativo, senza l’ausilio dei computer, che erano ancora in divenire, significava anche crearsi una tecnica e degli strumenti di lavoro self-made.

Per cui la scelta di pubblicare il libro in self-publishing è stata praticamente automatica.

Non che mi ci sono buttato a capofitto, ho valutato con calma. Ho anche scritto a qualche autore conosciuto a quelle conferenze e che pubblica in self, per chiedere consigli. Alcuni mi hanno risposto con cortesia, raccontandomi le loro impressioni sui vari editori che operano nel self-publishing. Alla fine ho deciso e l’ho fatto proprio con Youcanprint.

Ora il libro c’è, esiste. Chi ama il cartaceo lo può toccare, sfogliare, leggere, chi usa il Kindle può scaricarlo in formato e-book.

E a tutti auguro: buona lettura!

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È davvero curioso vedere come tra cose e persone spesso vi siano delle connessioni del tutto inaspettate.

Quel viale che i torinesi, a volte con atteggiamento di disapprovazione, altre con modi compiacenti e ammiccanti, abbreviano familiarmente in “curs Massimo” per indicare una delle principali sedi torinesi di certe attività notturne molto meno prestigiose… ma si sa, il destino a volte è ironico, e Massimo d’Azeglio poteva aspettarselo visto che lui stesso, oltre che pittore, letterato e patriota, fu anche un personaggio goliardico e gaudente

Ebbene Massimo Tapparelli d’Azeglio sposò Giulia Manzoni, figlia di Alessandro. E pare, ma è solo un “si dice”, che il Manzoni aiutò il genero a concludere il suo romanzo più famoso: “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”. Libro che tra le righe nascondeva un messaggio di rivolta e di opposizione verso l’invasore Autriaco, cosa che gli austriaci capirono solo dopo che aveva già passato le maglie della loro censura e troppo tardi per impedirne la diffusione e lo strepitoso successo.

Ma torniamo a Saluzzo.

In conclusione:

Saluzzo > I Marchesi Tapparelli d’Azeglio > Massimo d’Azeglio > Giulia Manzoni > Alessandro Manzoni > I PROMESSI SPOSI > I PROMESSI SPOSI che non hai mai letto prima > Saluzzo.

(Ringrazio il dottor Paolo Persico, già dottore di famiglia dei miei genitori, già sindaco di Lagnasco e lettore de “I PROMESSI SPOSI che non hai mai letto prima” per la bella imboccata).

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